Inquinamento da plastica
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Tutto quello che c’è da sapere sull’inquinamento da plastica
Ormai i fiumi, i mari e gli oceani sono pervasi dalla plastica e le ripercussioni sul nostro stato di salute e su quello ambientale stanno diventando una grave minaccia. Il mondo scientifico è da anni che, attraverso studi e progetti di monitoraggio, stanno “puntando i riflettori” sul tema.
Il termine “plastica” racchiude in sé una vasta gamma di materiali con proprietà diverse ed incredibilmente versatili. La plastica, materiale con elevato isolamento termico ed elettrico, non solo è estremamente economico ma è anche durevole, resistente e leggero; tutte caratteristiche che l’hanno resa “popolare”.
Costituita principalmente da polimeri sintetici e da macromolecole derivate da gas o petrolio può essere costituita anche da materiale biologico con l’aggiunta di additivi chimici (la c.d. bio-massa). Grazie alla diversità dei polimeri e all’enorme versatilità delle loro proprietà l’uomo è stato in grado di produrre una vasta gamma di prodotti che indiscutibilmente hanno originato progressi tecnologici, risparmi energetici e, anche e soprattutto, economici. Ma nonostante questi e molti altri vantaggi per la società la plastica oggi sta trasformandosi in un “boomerang” con “effetti collaterali” potenzialmente devastanti.
La bachelite sviluppata nel 1907 dal chimico belga Leo Baekeland, rappresenta, in assoluto, il primo vero e proprio polimero sintetico, il “primo punto di partenza” della plastica. Negli anni a seguire, in pochi decenni, l’uomo è riuscito a sviluppare moltissime altre materie plastiche: è a partire dagli anni 40’ e 50’ che la produzione di oggetti di plastica di “utilizzo comune” è iniziata ma è negli anni 60’ e quelli seguenti che si sono rivelati il “boom della plastica”.
Ma qual è il vero impatto della plastica sul nostro Pianeta?
Calcolando che è ormai da quasi un secolo che la produciamo e usiamo, la plastica oggi ha invaso il nostro Pianeta. L’uomo, soprattutto agli inizi, e inconsapevolmente, ha rilasciato e disperso nell’ambiente la plastica che usava e le conseguenze, oggi, sono sotto gli occhi di tutti e l’oceano, purtroppo, rappresenta il “collettore” per la maggior parte dei rifiuti plastici.
L’uomo ha iniziato a raccogliere, smaltire e riciclare la plastica ma se non si interrompe subito lo sversamento dei rifiuti plastici nelle acque del Pianeta, nel 2025 il rapporto tra quantitativo di plastica e pesci diventerà di 1 a 5 mentre nel 2050 la percentuale di plastica in mare sarà maggiore di quella del pesce e tutto questo porterà a gravi conseguenze per l’intera catena alimentare.
Attraverso il costante monitoraggio la raccolta di dati inerenti la presenza di plastica nel mare oggi è dimostrato che esistono ben cinque grandi accumuli di plastica nei nostri oceani. Due “isole di plastica” (così vengono chiamate) si trovano nell’Oceano Atlantico, altre due nell’Oceano Pacifico e l’ultima nell’Oceano Indiano. Questi veri e propri accumuli sono originati dalla circolazione marina, ovvero enormi vortici oceanici capaci di convogliare e concentrare la plastica nella loro sezione centrale.
Plastica nei mari e oceani: le mappe interattive
Una volta che la plastica viene gettata nelle acque di fiumi e mari questa si “disintegra” trasformandosi in microplastica per colpa dell’azione dei raggi ultravioletti del sole ma anche per colpa dell’ “azione meccanica” causata dal movimento delle onde oceaniche. Questi piccoli frammenti di plastica, dannosi per gli organismi marini e gli ecosistemi, possono essere trasportate dalle correnti oceaniche a centinaia o migliaia di chilometri di distanza dalla fonte, rendendo difficile la loro individuazione e, soprattutto, rimozione.
Grazie alle nuove tecnologie, come, ad esempio la capillare rete di satelliti della NASA (Cyclone Global Navigation Satellite System – CYGNSS) è possibile oggi misurare con precisione la velocità del vento sopra gli oceani e fornire informazioni sulla forza degli uragani. Il sistema CYGNSS utilizza radar in grado di misurare la rugosità dell’oceano influenzata da diversi fattori tra cui la velocità del vento e i detriti che galleggiano nell’acqua.
Realizzando un lavoro “a ritroso” i ricercatori hanno prima individuato quelle zone degli oceani che presentavano superfici insolitamente più lisce rispetto a quanto normalmente ci si potesse aspettare dalla “normale” azione provocata dalla velocità del vento e, ritenendo che ciò potesse indicare la presenza di microplastiche, hanno successivamente confrontato queste aree con precedenti rilevazioni e osservazioni di modelli su luoghi di aggregazione di microplastiche negli oceani. È in questo modo che gli scienziati hanno scoperto che le microplastiche tendevano a essere presenti nelle acque più lisce, dimostrando che i dati CYGNSS possono essere utilizzati come strumento per tracciare le microplastiche oceaniche osservandole dallo spazio.
Qui di seguito proponiamo quattro mappe interattive (fonte: MAPBOX) utili per visualizzare la situazione attuale. Esploriamo assieme le sfide e le soluzioni all’inquinamento da plastica negli oceani.
MAPPA 1: FONTI FLUVIALI DELL’INQUINAMENTO DA PLASTICA
L’80% dell’inquinamento da plastica proviene da circa 1.000 fiumi in tutto il mondo. Grazie ad un’ampia raccolta di dati, la mappa identifica i “punti caldi” dell’inquinamento da plastica alla foce dei fiumi. Anche se ancora definibile e gestibile la mappa delle fonti fluviali indica che il problema dei fiumi inquinati è più grande di quanto in stimato.
Cliccare sull’immagine per navigare la mappa ed ottenere dati e informazioni più dettagliate.

MAPPA 2: IL PREZZO DELL’INQUINAMENTO DA PLASTICA
L’inquinamento da plastica ha un costo elevato. Ocean Cleanup (in collaborazione con Deloitte) ha calcolato e analizzato l’impatto economico globale dell’inquinamento da plastica negli oceani su alcuni dei “settori chiave” tra i quali: acquacoltura, pesca e turismo. La mappa visualizza i risultati di questa analisi economica.
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MAPPA 3: TRACCIAMENTO DEI RIFIUTI
Questa mappa mostra il problema globale della plastica negli oceani in tutto il mondo. La mappa illustra l’ipotetico percorso che un pezzo di plastica potrebbe compiere dal momento in cui viene rilasciato per la prima volta nell’ambiente per raggiungere l’oceano. Ogni traiettoria è modellata utilizzando un modello Lagrangiano di dispersione della plastica utilizzando dati sulle correnti oceaniche, sulle emissioni alla foce dei fiumi e sulla direzione del flusso delle acque interne.
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MAPPA 4: SCIENZA DEI CITTADINI
Ocean Cleanup si avvale di una “citizen scientist”, ovvero una rete (globale) di persone che realizzano osservazioni e segnalano i rifiuti di plastica con il preciso intento di aiutare i ricercatori a comprendere meglio l’inquinamento da plastica. Questo supporto serve anche per perfezionare le strategie di pulizia. La Citizen Science Map è uno straordinario strumento perché è in grado di mostrare i dati raccolti tramite le applicazioni Ocean Plastic Survey e River Plastic Survey. Questo importante “raggruppamento” di informazioni rende di facile fruizione la mappa stessa anche nel caso il numero di segnalazioni cresca esponenzialmente.
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